Storia del CRAF

Quando, nel dicembre del 1955, a Spilimbergo Italo Zannier e altri sei fotografi diedero vita al Gruppo Friulano per una Nuova Fotografia, con l’intento di contribuire a scardinare la marginalità culturale di quelle latitudini, nessuno avrebbe potuto prevedere che in quegli stessi luoghi, trent’anni dopo, sarebbe nata un’esperienza ricca di conseguenze per la divulgazione della cultura e della pratica fotografica ben oltre i confini nazionali.

Anche se può apparire poco più di una suggestione romantica, la virtuale filiazione tra la vicenda del Gruppo friulano (oltre al già citato Zannier, Aldo Beltrame, Carlo Bevilacqua, Gianni Borghesan, Giuliano Borghesan, Toni Del Tin, Fulvio Roiter) con l’istituzione del CRAF (Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia) è innegabilmente connessa con quella fortunata stagione e con alcuni dei suoi principali protagonisti.

Certo, avrà contato, ad esempio, che uno di essi, Italo Zannier, fosse nel frattempo diventato un docente di Storia e tecnica della fotografia allo IUAV (Istituto Universitario di Architettura di Venezia), primo titolare in Italia di una cattedra specifica, ma soprattutto il principale compilatore della storiografia fotografica nazionale e, seppur trasferito nella più nobile Venezia, che avesse mantenuto con la propria città natale un legame costante, e un’amicizia indissolubile con altri due figure centrali di quella vicenda: i fratelli Gianni e Giuliano Borghesan, che a Spilimbergo erano ancora attivi nel campo della fotografia con un proprio atelier. Perché è proprio da questa fortunata triade, rimessa in moto alla metà degli anni Ottanta da Walter Liva, anch’egli appassionato di fotografia e allora segretario dell’ISES (Istituto per lo Sviluppo Economico dello Spilimberghese), che fa scoccare la scintilla decisiva per la genesi di un’istituzione regionale deputata alla promozione della fotografia, da cui, meno di un decennio più tardi, il CRAF è il risultato materiale.

È infatti Liva che in qualità di segretario dell’ISES commissiona ai due fratelli Borghesan, con la benedizione dell’influente Zannier, un reportage fotografico sul cotonificio Amman, allora al centro di una vertenza sindacale, che fu poi trasformato in mostra nel maggio del 1986 nella Chiesa di San Francesco a Pordenone, creando un fondamentale precedente relativo ai benefici dell’utilizzo della comunicazione per via fotografica nell’ambito della promozione sociale del territorio.

Questo già promettente terreno di cultura fu reso ancora più fertile dal contributo della casa editrice udinese Art&, che nel 1987 promosse a Spilimbergo due memorabili mostre fotografiche e i relativi cataloghi proprio in collaborazione con l’ISES: l’antologica su Robert Capa e Neorealismo e fotografia, il cui successo aprì la strada al coinvolgimento delle istituzioni regionali nell’ambizioso progetto che stava crescendo in seno all’ISES, quello di creare un centro studi regionale sulla fotografia. Così, da episodica, l’attività espositiva d’argomento fotografico divenne organica, con l’aggiunta dell’istituzione del premio “Friuli Venezia Giulia Fotografia”, assegnato a fotografi e a studiosi e promotori della cultura fotografica internazionale. Il primo ad essere premiato non poteva che essere Italo Zannier, che nel frattempo aveva redatto, su proposta del sindaco Capalozza, le linee guida di quello che sarebbe diventato il CRAF.

La sua gestazione, tuttavia, richiese ancora tempo, quello necessario a sedimentare intorno al progetto risorse scientifiche ed economiche, amministrative e istituzionali. Nel 1993 finalmente i tempi si rivelarono maturi e il Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia (denominazione formulata ancora una volta grazie al contributo di Italo Zannier), può di fatto assorbire l’ISES, che conclude così il suo ruolo di “ponte”, passando alla nuova struttura anche il suo direttore storico, Walter Liva, che sarebbe rimasto in carica fino al 2018.

La prima sede fisica, Villa Ciani, fu messa a disposizione a Lestans dal Comune di Sequals, centro operativo fino al 2009, quando si decise di affiancare la sede di Palazzo Tadea, nel contesto del castello di Spilimbergo, che oggi ospita gli archivi, il laboratorio di restauro e gli uffici amministrativi, lasciando a Villa Ciani la prestigiosa biblioteca che conserva oltre 12.000 monografie esclusivamente dedicate alla fotografia e 50.000 numeri di riviste specializzate nello stesso settore. Dal 2014 (L.R. 16) il CRAF diventa polo di riferimento per la ricerca, archiviazione, conservazione, digitalizzazione e valorizzazione del patrimonio fotografico regionale.

Nei suoi oltre trent’anni di attività (36 se i considera anche il pregresso targato ISES) il CRAF ha rappresentato per la nostra regione, ma anche a livello nazionale, una straordinaria e invidiata eccellenza nella promozione, studio e tutela del bene fotografico, capace di intrattenere stabili relazioni con le principali istituzioni fotografiche internazionali, dal MoMa e l’ICP di New York, al Bauhaus di Dessau, al Musée de l’Elysée di Losanna e con numerose Università e Istituti Italiani di Cultura nel mondo. Non si contano i docenti dei corsi promossi dal CRAF: Anne Cartier-Bresson, Silvia Berselli, Nora Kennedy, storici e curatori quali Peter Galassi, Charles-Henri Favrod, Naomi Rosenblum, Margit Zuckriegl.

Le oltre 200 esposizioni prodotte o veicolate all’interno dell’annuale rassegna “Friuli Venezia Giulia Fotografia”, che ha spesso fatto accostare Spilimbergo alla cittadina provenzale di Arles, patria dei famosi “Les rencontres de la photographie”, hanno saputo spaziare dai grandi protagonisti della storia della fotografia (Capa, Cartier-Bresson, Fox Talbot, Scianna, De Biasi, Kertész, Berengo-Gardin, Doisneau, Patellani, Klein, Gasparini, Guidi, Koudelka, Crocenzi, Giacomelli) alla scoperta del lavoro di giovani fotografi, di collezioni pubbliche e private, di temi e movimenti, dalla fotografia documentaria a quella di ricerca, senza preclusioni o preconcetti, prodotti espositivi che sono stati poi largamente veicolati nel circuito internazionale, nei musei e nelle gallerie più prestigiose del mondo e che hanno contribuito a far conoscere a livello globale sia il lavoro del CRAF, ma soprattutto quello dei tanti autori locali, determinandone spesso la fortuna critica.

La produzione di oltre 100 cataloghi, ormai da anni in autonomia dall’originaria collaborazione con Art&, contribuisce costantemente alla missione di promuovere la cultura fotografica internazionale come il patrimonio conservato nei propri archivi, generando un circuito virtuoso di conoscenza e condivisione che ha pochi uguali in ambito nazionale.

Ora il CRAF è cambiato. Una rapida evoluzione come conseguenza della crescita esponenziale dei due archivi climatizzati che hanno raggiunto 500000 lastre, negativi e positivi. L’archivio di Luigi Crocenzi, Toni Nicolini, Aldo Beltrame, Francesco Krivec, Carlo Bevilacqua, Tullio Stravisi, Gianenrico Vendramin, Piero Vanni sono alcuni dei fondi conservati nei depositi del CRAF. Dal 2018 l’istituto ospita una restauratrice, un tecnico per la digitalizzazione, una catalogatrice e un responsabile dell’archivio che operano su tutto il materiale in deposito oltre al direttore e il personale di segreteria e di organizzazione. Tra il 2020 e il 2022 sono stati acquisiti importanti archivi come quello del Genio Civile, della famiglia Cadel-Segale, di Italo Michieli, di Gianni e Giuliano Borghesan e molti altri. I premi FVG Fotografia hanno raggiunto la 36esima edizione, prosegue la valorizzazione degli archivi con attività espositive (nel 2021 Carlo Dalla Mura e Italo Michieli), sempre attiva la promozione dei fotografi del territorio e varie attività di workshop.

Oltre alla Regione FVG si affiancano come soci i Comuni di Spilimbergo, Udine, Pordenone, Sequals, San Vito al Tagliamento, l’Università degli Studi di Udine, la LABA (Libera Accademia Belle Arti di Firenze) e Graphistudio. Se nel passato erano pochi gli istituti che si occupavano di esposizioni dedicate alla fotografia ora molti, forse troppi centri, associazioni, comitati promuovono ogni anno attività finalizzate all’immagine.

In futuro molte scommesse. Sarà necessario affrontare lo studio dei numerosi archivi di fotografia digitali, conservare nuovi supporti informatici, gestire server sempre più impegnativi. L’evoluzione continua.

Alvise Rampini

Dall'archivio fotografico craf

Fondi

Il CRAF, tra le sue varie funzioni statutarie, ha come obiettivo la raccolta e la conservazione di numerosi fondi fotografici che, nel corso degli anni, sono stati incorporati nel capitale dell’ente.

Percorsi

I Percorsi qui proposti vogliono offrire la possibilità di conoscere nuovi autori ed esplorare l'immenso archivio del CRAF seguendo tracce insolire e nuove rotte.

Interviste e video

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