Paolo Gioli (Sarzano di Rovigo, Rovigo, 1942)


Dopo gli studi nella sua città frequenta la scuola libera del nudo presso l’Accademia di Belle Arti a Venezia dove per qualche anno si stabilisce e lavora. La scoperta della Pop Art alla Biennale del 1964 lo convincerà a partire per gli Stati Uniti qualche anno dopo, nel 1967. A New York, dove resterà a lavorare per un anno ottenendo anche una borsa di studio della John Cabot Foundation, conosce il New American Cinema e – in pittura –

la Scuola di New York ed entra in contatto con i galleristi Leo Castelli e Martha Jackson.
Costretto ad interrompere l’esperienza americana e a rientrare in Italia per problemi collegati al visto di soggiorno (siamo ai giorni della uccisione di Martin Luther King che vide l’applicazione di norme più severe per la permanenza di stranieri sul suolo americano), Gioli nel 1970 si stabilisce a Roma dove entra in rapporto con

la Cooperativa Cinema Indipendente che orbita intorno al Filmstudio e cui fanno capo un po’ tutti gli autori di cinema sperimentale italiano.
É a Roma che produce i primi films che sviluppa e stampa da se stesso usando la cinecamera come un laboratorio sulla scia dei cineasti russi degli anni ’20. Nel 76 si trasferisce a Milano dove, oltre al cinema, si dedica con continuità alla fotografia. Trova nel polaroid un sorprendente sostituto della pittura – abbandonata, da quel momento, definitivamente – per la proprietà che questo materiale ha di staccarsi e di depositare per pressione l’immagine su supporti diversi dalla pellicola, come la carta o la tela, apparentandosi così alle arti belle.

Agli inizi degli anni ’80 torna nella sua terra in Polesine. Oggi vive e lavora in una grande, confortevole casa laboratorio in campagna a Lendinara.
Scrive Roberta Valtorta: ". La procedura che Gioli mette in scena possiede il significato nettissimo di un processo di carattere genetico, e l'impressionante caratteristica di una metafora della nascita. Al tempo stesso, e coerentemente, la compenetrazione fra il volto e il segno che fa da matrice fa pensare assoggettare la scrittura alla sua imprescindibile impronta. La ricerca di Gioli parrebbe incarnare una sorta di lotta nel corso della quale una possibile identità (quella della persona) entra in intima collusioneal peso di una lontana memoria che comunque prosegua il suo lavoro nel presente, o all'azione di un programma informatico capace di con altre identità (quelle rappresentate dai segni stessi): ma la nuova identità che si genera da questo dinamico, anzi, agitato attraversamento di un'immagine dentro l'altra finisce per risultare irraggiungibile, disturbata, tormentata e instabile, stretta in un destino di continua mutazione. Un'identità provvisoria, presente solo per un attimo e pronta a ripartire, ingoiata dal movimento... "


Claudio de Polo (Genova, 1941)
Claudio de Polo è nato a Genova nel 1941 e terminati gli studi compie alcune esperienze di lavoro nella “casa di spedizioni” Parisi, entrando poi alla fine del 1983 alla Stock.
Nel 1977 a soli 36 anni gli è stata riconosciuta l’onorificenza di Commendatore al merito della Repubblica.
Una grande passione sono stati i libri e tutto quello che riguarda l’arte.
Questo l’ha portato ad operare dal 1979 come Direttore generale delle Edizioni Seifeld a Zurigo e, dal 1982, ad iniziare con la F.lli Alinari di Firenze, di cui poi nel 1984 è diventato Presidente.
La F.lli Alinari, fondata nel 1852, è la più antica azienda al mondo nelal storia della fotografia ancora oggi operante ed è custode del più grande patrimonio conosciuto di lastre e negativi storici, con oltre 400.000 pezzi.
Possiede inoltre 750.000 negativi su pellicola e custodisce nel Museo della Fotografia –uno dei 12 operanti al mondo –300.000 fotografie antiche.



Mario Sillani Djerrahian

Mario Sillani Djerrahian  (Addis Abeba, 1940-)
Giunto a Trieste da bambino, studia pittura con Nino Perizi, per poi prendere parte alle esperienze del gruppo Arte Viva e della Cappella Underground.
Inizia a fotografare nel 1968, e per dieci anni si dedica ad un' operazione metalinguistica sulla fotografia, conclusasi nel 1978 con una grande mostra a Newcastle.
Successivamente volge la propria attenzione al paesaggio, per una fotografia non oggettiva ma espressiva dell'interiorità dell' autore. I suoi paesaggi non vanno perciò considerati "esterni", bensì interni al pensiero dell' autore. Ha al suo attivo numerose esposizioni personali e collettive: Paesaggio goduto, Trieste, 1971; Studio la Città, Verona, 1978; De Marco gallery, Edimburgo, 1989; trigon, Graz, 1971; X Quadriennale, Roma, 1975; Un Secolo di Ritratto fotografico in Italia, Padiglione Italia, Biennale di Venezia, 1995.
Fulvio Merlak, Colori, 1984

catalogo

biblioteca

Fox Talbot, The Reading Establishment, 1846

catalogo

fototeca