Massimo Vitali è nato a Como nel 1944.
Si trasferisce a Londra dopo il liceo, dove studia fotografia al London College of Printing.
All'inizio degli anni Sessanta inizia a lavorare come fotogiornalista, collaborando per numerose riviste e agenzie in Italia e in Europa. Durante questo periodo Vitali incontra Simon Guttman, il fondatore dell'Agenzia Report, fondamentale alla sua crescita di "Concerned Photographer."
Ha lavorato come direttore della fotografia per la televisione e il cinema senza per questo dimenticare il suo rapporto con la fotocamera. Attualmente si dedica alla "fotografia come mezzo per la ricerca artistica. Vive e lavora a Lucca e Berlino.
Nelle comunità umane fotografate da Massimo Vitali ci sono tipi specifici (addirittura definibili mediterranei o americani) di consuetudini sociali da osservare in alcune delle loro configurazioni caratteristiche. Vitali incornicia le sue fotografie di questi riflessi con domande ironiche e alla fine piene di ansia: è solo nel "prenderla alla leggera", nell'"andare in vacanza", o nell'"essere un turista" che gli esseri umani riescono a raggrupparsi pacificamente con i loro simili? che serenamente si espongono alla carezza della natura? È solo così che riescono o lo vogliono? Che il loro mondo ha posto per questo? Che può essere sano e sicuro come sembra?
A prescindere dalla sua acuta osservazione sociologica, uno di risultati più sorprendenti della zoologia di Vitali è la sua scoperta visuale delle conformità istintive dell'essere umano indipendentemente dal luogo o dalla lingua, per lo meno nei luoghi speciali – a volte anche singolari, che ha scelto di studiare. Se questa è antropologia, ci rivela un'ecologia umana. E se si tratta di critica sociale, non è ostile alla società – Vitali sembra provare grande affetto per le comunità che ritrae – ma piuttosto intesa a chiarire che tipo di società siamo, o meglio, potremmo essere. Gli istinti che Vitali vede nei suoi soggetti potrebbero essere la nostra più grande risorsa e capacità di recupero; potrebbero anche però essere la vera ragione della mancanza e della perdita di oggi.
Perché uniformarsi al mondo significa anche permettere al mondo di uniformarci.
Tratto da un testo di Whitney Davis in Natural Habitats (Steidl, 2010)
MASSIMO VITALI