Chiara Samugheo
Chiara Samugheo
Nasce come Chiara Paparella a Bari: è il suo compagno di vita, nonché grafico, illustratore e editore, Pasquale Prunas, a suggerirle di trasformare il suo cognome.
Ancora molto giovane, vuole comporre musica. Contrariamente ai desideri dei genitori, che l’avrebbero voluta maestra di scuola, la Samugheo parte per Milano nel 1953. Qui inizia a freAquentare l’ambiente intellettuale di Enzo Biagi, Oreste Del Buono, Dino Buzzati, Elio Vittorini e Giorgio Strehler, che le propone anche di recitare.
In questo periodo conosce Prunas, appena giunto a Milano da Napoli, che la coinvolge nella redazione di una nuova rivista, Le Ore, che si occupava di fotogiornalismo internazionale, sullo stile di Paris Match. Dapprima tenta la professione di giornalista di cronaca nera, ma, dopo l’incontro con Federico Patellani, uno dei fotografi più importanti di quegli anni, decide di iniziare a lavorare per lui.
I suoi primi lavori sono di reportage e di denuncia sociale: ritrae i “tarantolati”, le baraccopoli napoletane, le zingare in carcere.
In seguito realizza servizi fotografici per i maggiori periodici internazionali, le copertine per importanti riviste, pubblica diversi libri fotografici (Costumi di Sardegna, Sardegna nel Sinis, La stoffa azzurra, Stelle di carta, O dolce mio, Lucca e la Lucchesia, Vanità sarda, Vicenza e Palladio, Sardegna, quasi un continente, I Nebrodi, Bacco in Sardegna, Natura magica della Sardegna, Le corti del verde, Al cinema con le stelle, Il reale e l’effimero, Cento dive, cento anni di cinema, Carnaval de Rio) e fotografa, a partire dalla fine degli anni Cinquanta, le maggiori star internazionali: con alcune dive, ad esempio Monica Vitti e Claudia Cardinale, intreccia una relazione d’amicizia. Conosce e ospita a casa propria Henri Cartier Bresson.
Il periodo del “boom” economico e la “dolce vita” decretano il successo di un nuovo tipo di fotogiornalismo e di riviste dove lo star-system rappresenta il motore del progresso. Copertine e servizi devono documentare la figura della “diva”, della donna cinematografica, come oggetto del desiderio.
Le foto della Samugheo prendono le mosse da questo contesto, ma restituiscono al corpo-oggetto delle dive una femminilità e una personalità reali, qualcosa di profondamente intimo, in contrapposizione dialettica all’ambiente effimero costruito intorno ai loro corpi, contribuendo così ad alimentare la mitologia del cinema italiano.
La fama della Samugheo cresce: lavora a Hollywood, in Spagna, in Russia; è ospite dello Scià di Persia, del produttore hollywoodiano Joe Pasternak.
Espone i suoi lavori alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, alla Galleria Comunale di Cagliari, alla Biennale di Venezia, al Festival d’Avignone, alla Pinacoteca di Bari, al Festival di Cannes, al Guggenheim e al CIFE di New York, al Museo d’Arte Moderna di San Paolo del Brasile, ricevendo numerosi premi e riconoscimenti, tra i quali l’Oscar dei Due Mondi di Spoleto, il Premio della Ferrania, il Premio Minerva. Il 2 giugno 2003 è stata insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica.
Dopo essere stata “adottata” da Roma per diversi anni, si trasferisce a Nizza, dove attualmente vive.


Uderica Da Pozzo

Ulderica Da Pozzo (Ravascletto, 1957)
E’ nata nel 1957 a Ravascletto (Udine). Inizia a fotografare nel 1976 e passa al professionismo nel 1981. ha approfondito lo studio del linguaggio fotografico con autori di prestigio: Oliviero Toscani (Venezia 1981), Franco Fontana (Bologna 1983), Gabriele Basilico e Fedrinndo Scianna (Spilimbergo 1988). Ha frequentato nel 1986 al centro IF di Milano due workshops di Giuliana Scimè. Con queste esperienze ha asunto maggiori direttive tematiche e stilistiche, un modo di porsi di fronte alla realtà e di rappresentarla secondo valori personali. Ha realizzato audiovisivi ricostruendoA antiche leggende della Carnia creando la scenografia e i costumi, coinvolgendo come attori i bambini. Collabora con riviste e iniziative culturali nazionali (Bell'Italia, Tuttoturismo, Dove...) e regionali. Sue opere, scelte ad Arles da Claude Lemagny, sono conservate nella Biblioteque Nazionale di Parigi. Vive e lavora a Udine e Ravascletto.


Renato Begnoni

Renato Begnoni (Villafranca di Verona, Verona, 1956-)
Dal 1986 si occupa di fotografia di architettura, still life, reportage e ritratto. Alla professione di fotografo affianca una ricerca personale sul linguaggio fotografico; costruisce un universo di segni dove convergono l'immagine ripresa e l'intervento pittorico sulla superficie, per creare suggestive atmosfere sospese.
Ha al suo attivo numerose mostre collettive e personali in Italia e all'estero.
Nel 1995 partecipa allaA Biennale Internazionale d' Arte di Venezia nella rassegna 'Un Secolo di Ritratto Fotografico in Italia'. Sue immagini sono conservate in permanenza al Museo Ca' Pesaro-Fondazione Bevilacqua la Masa di Venezia, Museo della Storia della Fotografia Fratelli Alinari di Firenze, Bibliothéque Nationale de France-Parigi, Fotoforum Museo d' Arte Moderna e Contemporanea di San Francisco.
Pubblicate sue fotografie su Casa Vogue, Zoom, Progresso Fotografico, Flash Art, L'Europeo, Fotologia e numerose altre riviste.
Fulvio Merlak, Colori, 1984

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Fox Talbot, The Reading Establishment, 1846

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