Giorgio Lotti
Nato a Milano nel 1937, a soli diciassette anni viene ingaggiato dall’Agenzia GianColombo di Milano, una delle più importanti tra quelle che operano in Italia in quegli anni. Come freelance comincia a pubblicare con «Milano Sera», «La Notte», «Il Mondo», «Settimo giorno», «Paris Match».
A ventisette anni entra nello staff del settimanale «Epoca», per il quale lavorerà fino alla sua chiusura, avvenuta nel 1997, diventandone uno dei fotografi “storici”, a fianco di Mario De Biasi, Walter Bonatti, Mauro Galligani, Sergio Del Grande, Nino Leto, Walter Mori e Vittoriano Rastelli. Sono anni di lavoro febbrile - «il momento più straordinario della grande rivista ma anche del giornalismo illustrato e della fotografia italiani» ha scritto Guido Gerosa - nei quali Lotti copre i principali avvenimenti del Mondo: tra gli altri, il disastro del Vajont (1963), il viaggio in Terrasanta di Paolo VI (1964), le Olimpiadi di Tokyo (1964), l’alluvione di Firenze (1966), i funerali di Winston Churchill a Londra (1965) e quelli di Padre Pio a San Giovanni Rotondo (1968), il terremoto del Friuli (1976), il primo sbarco di albanesi a Brindisi (1991)...
“Capire prima di fotografare” è il motto che l’ha accompagnato in sessantacinque anni di professione.
In una vita vissuta come eterna trasferta, Lotti incontra e ritrae, tra gli altri, Zhou Enlai, Rajiv Gandhi, Umberto di Savoia, Hosni Mubarak, Yasser Arafat, Ali Agca, ma anche Andy Warhol, Brigitte Bardot, Peter O’Toole, i Beatles, i Rolling Stones... Bernardo Bertolucci lo vuole accanto a sé sui set de L’ultimo imperatore (1987) e de Il tè nel deserto (1990).
Abile ritrattista, è autore di scatti memorabili che costituiscono altrettanti esempi di quell’arte di “trovarsi al posto giusto nel momento giusto” che fa di un fotografo un grande fotoreporter.
Il più celebre è sicuramente quello di Zhou Enlai del 1974, in seguito divenuto il ritratto ufficiale del primo ministro cinese nonché la foto in assoluto più stampata al mondo (oltre cento milioni di esemplari), «straordinario esempio di penetrazione psicologica e d’interpretazione di un personaggio storico» (per citare ancora Gerosa). Ma suoi sono anche gli scatti che ritraggono la commozione di Eugenio Montale un istante dopo la telefonata dalla quale ha appreso di essere stato insignito del Premio Nobel per la letteratura e l’entusiasmo di Giuseppe Ungaretti nel 1969, seduto davanti al televisore di casa, per il successo della missione di Apollo 11.
Quest’ultima immagine, considerata la concomitanza del cinquantesimo anniversario del primo sbarco sulla Luna, potrebbe diventare una delle icone dell’edizione 2019 di “Friuli Venezia Giulia Fotografia”.
L’Archivio di Giorgio Lotti custodisce più di 250.000 fotografie. Molte sue immagini sono conservate alla Columbia University, nei più importanti musei americani e in quelli di Tokio e Pechino, al Royal Victoria Albert Museum di Londra, al Cabinet des Estampes di Parigi, al Centro Studi dell’Università di Parma, alla Galleria Civica di Modena.
Fulvio Merlak, Colori, 1984

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Fox Talbot, The Reading Establishment, 1846

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