Giulia Iacolutti (1985) fotografa documentarista e artista visiva, dopo la laurea magistrale in Economia dell’Arte presso l'Università Ca' Foscari di Venezia, studia fotografia e video presso l'Accademia del Teatro alla Scala di Milano. Nel 2014 vince un bando europeo e si trasferisce in Messico, dove si diploma in Foto Narrativa e Nuovi Media presso la Fondazione Pedro Meyer con una borsa di studio del World Press Photo.
Impegnata nella ricerca sulla narrativa, oltre alla fotografia, utilizza differenti linguaggi e supporti per esplorare temi di natura socio-politica relazionati alle lotte di resistenza identitaria. Si dedica ai suoi progetti personali e imparte regolarmente lezioni di narrativa visuale in varie istituzioni italiane ed estere (20 fotografos Bolivia, Accademia del Teatro alla Scala, IRFOS Padova, SUB Buenos Aires, Circolo Fotografico Friulano, AAVi Accademia di Arti Visuali messicana, Gimnasio de Arte y Cultura, etc…). Nel 2015 è invitata dal Dipartimento di Comunicazione dell’Università Iberoamericana per dare un corso sulle nuove narrative della violenza, convocato dal Programma di Difesa dei Diritti Umani. In seguito collabora con il Laboratorio Multimediale per la Ricerca Sociale della UNAM (Università Nazionale Autonoma Messicana) per lo sviluppo di progetti socio-visuali.
Il suo lavoro è stato esposto in Argentina, Bolivia, Colombia, Italia, Messico, Spagna e Stati Uniti e e ha pubblicato su testate nazionali e internazionali tra cui National Geographic, Vice, La Repubblica, Al Jazeera, L’Espresso e Gatopardo. Tra gli ultimi riconoscimenti la menzione d’onore alla Biennale di Fotografia della Fondazione Maria ed Hector Garcia, e le nomine al Joop Swart Masterclass, al 6x6 Global Talent Program World Press Photo e al Foam Paul Huf Award. 
Nel 2015 crea in collaborazione con il Museo La Casa del Hijo del Ahuizote, “365 por los 43. Hasta las paredes saben”, un progetto di arte urbana, con cui denuncia la sparizione di 43 studenti della Scuola Normal di Ayotzinapa; parte del lavoro viene esposto presso il MUAC Museo Universitario di Arte Contemporanea di Città del Messico, come parte della mostra “#nomecansaré. Estética y política en México”. In occasione del festival vicino/lontano, nel maggio 2017 ha esposto a Udine "Vivos", un'indagine visiva sul tema della sparizione forzata. Grazie ad una borsa di studio data dal Museo Archivio della Fotografia di Città del Messico, ha partecipato al corso “Incubadora 2017” presso la scuola Hydra+fotografia, dove, seguita da editor, designer e fotografi internazionali, ha terminato il suo primo libro, “Casa Azul”, che racconta le pratiche corporali di cinque donne trans in un carcere maschile della capitale messicana.
Fulvio Merlak, Colori, 1984

catalogo

biblioteca

Fox Talbot, The Reading Establishment, 1846

catalogo

fototeca