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Donne di profilo
Presentazione del catalogo lunedì 28 novembre 2005, ore 18.00 Sala Ajace, Udine
La mostra sarà inaugurata presso la sede del Consiglio Regionale del FVG, Trieste il 1 febbraio 2006, ore 13.30
interverranno: Alessandro Tesini, Presidente del Consiglio Regionale del F.V.G., Walter Liva, Direttore CRAF ed Elisabetta Pozzetto, curatrice del catalogo
Henry Fox Talbot, l’inventore del procedimento negativo/positivo che ha originato la fotografia come la conosciamo oggi, nel 1823 prese a Trieste il piroscafo per recarsi a Zante.
Di quel viaggio, resterà il diario, conservato nella sua biblioteca nel castello di Lacock Abbey in Inghilterra e che ricorda anche una tappa a Pordenone e quindi, riferita a Udine la frase “alberi bellissimi”, oltre ché un album di disegni fotogenici frutto dell’ impressione della luce di foglie e fiori messi a contatto su di una carta sensibilizzata e conservato oggi al Metropoltan Museum di New York.
Tra il 1841 e il 1845, Fox Talbot realizzò poi, a dispense, The Pencil of Nature, il primo libro di fotografia nel quale ogni immagine era accompagnata da un testo descrittivo: “…i ritratti delle persone …sono uno dei soggetti più attraenti per la fotografia…”.
Nei 160 anni trascorsi dalla pubblicazione di quel primo libro, il ritratto in fotografia ha vissuto una storia ricchissima di modalità espressive e stili, rappresentando l’evoluzione sociale e dei costumi, oltre ché il cambiamento del contesto, al punto che oggi – anche con l’estensione mediatica portata dal digitale – possiamo definire la fotografia linguaggio del molteplice, analogamente a quanto scriveva Ludwig Wittgenstein a proposito del linguaggio scritto e orale.
Due fotografi, tra i più significativi espressi negli ultimi vent’anni dal Friuli Venezia Giulia, hanno realizzato, nei loro diversi linguaggi, questo progetto visivo che si integra con i testi di Elisabetta Pozzetto, e i tre autori, pur molto diversi nella formazione e nei linguaggi, si sono integrati bene in questo lavoro di ricerca che indiscutibilmente rende merito al ruolo molteplice assunto dalle donne nella società contemporanea.
Francesco Nonino ha collaborato nel 1999 con la celebre fotografa newyorkese Annie Leibovitz, curando in particolare la produzione in bianco/nero ed instaurando anche un intenso rapporto professionale con James Megargee, uno degli stampatori più apprezzati e ricercati negli USA. Per il CRAF ha anche realizzato un lavoro di documentazione sugli emigranti friulani a New York.
In questo progetto, ha cercato di delineare un profilo di donna che, superate le fasi di emancipazione, ha trovato un proprio equilibrio in quello che fa e che le piace fare, senza per questo rinunciare alla propria identità femminile.
Dice Nonino: “…sono donne che prima di piacere agli altri desiderano piacere a se stesse. O meglio: vogliono piacersi quando si rispecchiano in ciò che fanno…”.
Di qui una scelta precisa in questo suo lavoro, che ha cercato una donna ambientata nel proprio milieu professionale, senza concessioni estetiche, spettacolarizzazioni o ricerche di contesti adeguati a stereotipi femminili.
L’influenza di Annie Leibovitz sul suo lavoro si coglie in alcuni aspetti del suo stile ritrattistica, come nel rigore e nella pulizia formale e nell’estrema attenzione all’equilibrio compositivo e alla simmetria delle immagini.
Si può anche aggiungere che la tecnica di ripresa non regala nulla al personaggio, lasciando che a parlare e a creare l’immagine siano i contesti, gli oggetti, gli sguardi. Forse le uniche concessioni in questo senso sono l’uso frequente di un punto di ripresa leggermente ribassato rispetto al volto, in modo da dare una maggiore “imponenza” al soggetto.
Ulderica Da Pozzo diventa fotografa professionista nel 1981, perfezionando le sue conoscenza sul linguaggio della fotografia nei workshops di Spilimbergo Fotografia con maestri della fotografia italiana come Ferdinando Scianna, Gabriele Basilico, Oliviero Toscani e Franco Fontana e collaborando poi con le più importanti riviste italiane di viaggi.
Molto del suo lavoro di questi anni – immagini di “formato quadrato” – è dedicato alla Carnia, alle sue leggende e miti, anche con l’utilizzo di audiovisivi e, nel caso de Il Fum e l’Aga, “…oscilla dal classico modo del ritratto ambientato –modo narrativo, che racconta la persona collocandola nel suo mondo…alle riprese ravvicinate più rispondente al modo dell’indagine psicologica…”  come ricorda Roberta Valtorta.
Si tratta di un percorso che non è mai stato fatto di recente in regione, e ciò va a merito di Elisabetta Pozzetto, ideatrice del progetto ed autrice dei testi e delle interviste, e di Ulderica Da Pozzo e Francesco Nonino per la loro traduzione visiva.
Walter Liva
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