archivio mostre
Hallrscher Kunstverein, halle
Il Gruppo Friulano per una Nuova Fotografia
Dopo quattro anni di dibattiti, studi, confronti, di esperimenti positivamente condotti "sul campo", i sette giovani amici dello studio Borghesan si sentirono pronti per costituirsi in "gruppo" o "scuola", e resero pubblico il 1° dicembre 1955, un manifesto firmato da Aldo Beltrame, Carlo Bevilacqua, Gianni Borghesan, Jano Borghesan, Toni Del Tin, Fulvio Roiter e Italo Zannier.
Un appunto
Solamente col rinnovamento generale del dopoguerra, il Friuli si è inserito nella cultura italiana con una sua voce, viva e sincera, che trova la sua ragione di sviluppo nel mondo del lavoro, nella costante aspirazione di questo popolo sobrio e operoso ad una maniera di vivere migliore.
Affiancandosi al risveglio dell"arte e della cultura in Friuli, il "GRUPPO FRIULANO PER UNA NUOVA FOTOGRAFIA", ispirandosi alle naturali esigenze della storia degli uomini, vuole agire attraverso una fotografia che sia documentazione poetica dell"umanità che gli vive attorno.
La fotografia, "nuovo" mezzo d"espressione, tipicamente moderno, ha quasi sempre agito in una sua autonomia della cultura, derivata dal dilettantismo di gran parte di coloro che la esercitano e quindi dal logico disinteresse della critica in generale e dalla mancanza di quella specifica.
Il "Gruppo Friulano", per le nuove esigenze di sviluppo dell"arte fotografica, intende inserirsi organicamente nel movimento della cultura, per una intima, reciproca, necessaria, collaborazione.
1° dicembre 1955 - SPILIMBERGO
Aldo Beltrame
Carlo Bevilacqua
Gianni Borghesan
Jano Borghesan
Toni del Tin
Fulvio Roiter
Italo Zannier
Il manifesto, redatto da Zannier, fu inviato ai giornali in forma di comunicato. Successivamente fu stampato su un depliant di carta rossa, sulla quale vennero incollate sette fotografie in positivo originale, una per firmatario.
Pochi giorni più tardi il "Messaggero Veneto" pubblicò il "comunicatino" recante l"annuncio della costituzione del Gruppo Friulano per una Nuova Fotografia, che aveva sede a Spilimbergo in Via P. Zorutti 20, e il testo del manifesto, commentato con un arrogante corsivo anonimo, ma certamente attribuibile ad Arturo Manzano, giornalista e sommo sacerdote della critica locale nel campo delle arti figurative, sotto un titolo quanto mai utile come epitaffio per la vecchia cultura zoruttista e, in fotografia, brisighelliana: "Infelice annuncio dell"avvento di una "nuova fotografa". La presunzione al posto della conoscenza di fatti e del doveroso rispetto alle persone".
La presunzione era in realtà del giornalista, il quale dimostra di non sapere che già allora, cioè nel 1955, i sottoscrittori del manifesto non erano degli sprovveduti. Se avesse saputo chi erano o suoi interlocutori, non si sarebbe permesso di concludere il "corsivo" con una sfida che oggi, considerato il luminoso cammino percorso da quei sette giovani coraggiosi, suona davvero gratuita: "E sorvolando su altre vuote parole del "manifesto", auguriamo di cuore al G.F.N.F. (anche la sigla avrebbe bisogno di puntellarsi almeno su una vocale) di fare dimenticare presto questa infelice partenza con la felice messa in atto dei propositi annunciati".


Giuliano Borghesan


Aldo Beltrame


Italo Zannier

Spilimbergo, una capitale della fotografia italiana negli anni cinquanta
Il Gruppo, ormai formato e ideologicamente impostato, non si lasciò demoralizzare da una simile accoglienza: riuscì ad ottenere l"adesione di Gianni Berengo-Gardin e Giuseppe Bruno, veneziani, e del bolognese Luciano Ferri. Affrontò poi con giovanile entusiasmo, il "battesimo del fuoco" al di fuori del Friuli.
La mostra ebbe luogo a Bologna, al Teatro della Ribalta, in Via D"Azeglio 45, dal 26 aprile al 5 maggio 1956. Zannier approfittò dell"occasione per rispondere al "Messaggero Veneto", e sul depliant della mostra scrisse testualmente:
"Quando mesi fa apparve un appunto del "manifesto" del "Gruppo Friulano per una Nuova Fotografia" non mancarono le accuse di inesperienza, vanità, eccetera; e vorremmo dire che eravamo a ciò preparati, ben consci di quanto potesse apparire contraddittorio e scontato, soprattutto, un atteggiamento di reazione attraverso formule programmatiche così comuni nelle pagine del costume dell"arte d"oggi.
Ma sapevamo anche come la fotografia, così vergine e dimenticata, richiedesse un nuovo contributo, seppur piccolo, per la costruzione di una sua teoria, per una sua necessaria chiarificazione. Il nostro atteggiamento ha voluto essere un orientamento all"uscita dal bolso formalismo che domina la fotografia italiana - del quale ancora noi sopportiamo certi termini – ma innanzitutto una proposta e un appello per quanti credono nella fotografia, a collaborare più intimamente alla cultura viva, a riscattare dall"isolamento e dall"indifferenza questo "nuovo" mezzo d"espressione, così determinante per la divulgazione della cronaca e della storia degli uomini. Se, come speriamo, le nostre opere diranno più delle parole, se qualcuno ravviserà in esse un nuovo intento, il rischio e la fede nostra non saranno inutili".
Come ognuno vede, queste sono parole sincere, distillate da un intimo convincimento e, sia detto con il senno di poi, profetiche.
L"attivissimo Zannier approfittò della mostra per tenere una conferenza, il 2 maggio, su "La fotografia nella cultura contemporanea". La serata si concluse con un aspro dibattito fra Paolo Monti e il giovane spilimberghese, il primo schierato dalla parte della fotografia "formalista", il secondo fautore della fotografia "impegnata".
I membri del gruppo non peccavano certo di narcisismo. Anche dopo la pubblicazione delle loro fotografie sui principali "annuari" europei, giapponesi e americani (una foto di Gianni Borghesan fu pubblicata addirittura sul "The New York Times" il 26 maggio 1957), organizzarono mostre per far conoscere in Friuli i principali fotografi italiani, scelti naturalmente secondo una certa "ottica" enunciata nel manifesto e nei dibattiti. L"ultima e la più importante di tali mostre fu allestita nel 1957, con la partecipazione di venti fra i migliori fotografi della penisola, e in quei giorni Spilimbergo divenne una capitale della fotografia italiana.
Quella fu anche l"ultima prova di efficienza, ideologica e organizzativa, del Gruppo, che si sciolse, potremmo dire "per cause naturali" (il giovane Borghesan partì per il Marocco nel 1958; Roiter era già "lanciato"; Zannier si stava avviando verso una luminosa carriere d'insegnante e di storico della fotografia...) proprio alla vigilia di un riconoscimento molto importante; quasi un intero numero della rivista "Photo-magazin" stampata a Monaco di Baviera, dedicata al Gruppo Friulano per una Nuova Fotografia nel novembre 1959.


Gianni Borghesan


Carlo Bevilacqua


Fulvio Roiter
Hallrscher Kunstverein, halle
Hallrscher Kunstverein, halle
Hallrscher Kunstverein, halle
Hallrscher Kunstverein, halle
Hallrscher Kunstverein, halle
Hallrscher Kunstverein, halle
Hallrscher Kunstverein, halle
Fulvio Merlak, Colori, 1984

catalogo

biblioteca

Fox Talbot, The Reading Establishment, 1846

catalogo

fototeca