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Pietro Vanni. Medico condotto e fotografo, Barcis e Andreis. 1912-1913
2 agosto-14 settembre
Barcis, Scuola d'Ambiente
Piero Vanni
Il medico condotto Piero Vanni di Modena (1884-1939) aveva iniziato a totografare, come amatore, in giovane età e nel 1912 portò a termine un suo lavoro fotografico sulla Valcellina (Barcis e Andreis in particolare) dove era medico condotto di cui ne aveva parlato con rilievo Il Progresso Fotografico di Rodolfo Namias dedicandogli addirittura più puntate della rivista a partire dal n. 1 del gennaio 1911.
In seguito continuò a fotografare, durante le ore libere lasciategli dalla sua professione, fìno al 1923. Le sue stampe alla gomma risalgono a quest' ultimo periodo.
Era un uomo molto preciso e meticoloso e il suo lavoro rivela degli aspetti interessanti e curiosi, non tanto il fatto di essersì dedicato a questo partìcolare processo di stampa (allora abbastanza in voga fra gli amatori di fotografìa), quanto per la metodologia seguita e il gusto della sperimentazione, che lo conduceva a un certo grado di perfezionismo: infatti stampava anche venti o trenta volte la stessa negativa, nello stesso formato, variando leggermente le formule e la procedura operativa, pur di raggiungere un risultato finale che lo soddisfacesse pienamente.
Come ha ricordato anche Gualtiero Castagnola in un articolo dedicato a Piero Vanni, “...Sul retro di ogni stampa annotava meticolosamente, con una calligrafia minuta e ordinata, tutti i dati relativi alla procedura seguita, le osservazioni, gli errori riscontrati e le moditiche da apportare: il tutto con una minuzia dei particolari e delle modalita operative di trattamento (densità dello strato di gomma, indicazione della solúzione di sali di cromo, dell' esposizione, del colore usato, del sistema di lavaggio in acqua...), che potrebbero sembrare del tutto superflue o pignolesche, ma che, in realtà, risultavano molto utili per un metodo di lavoro razionale e facilmente ripetibili in seguito.
A!cune stampe recano perfino delle annitazioni in codice, che probabilmente dovevano contenere qualche particolare segreto di trattamento, che non si voleva far coinoscere ad estranei.
Pensiamo che la professione di medico dovesse influire in qualche modo su questa attitudine alla precisione e all'indagine. In un certo senso, il medico fotografo faceva la diagnosi delle proprie fotografie...”.
ll processo di stampa cosidetto al carbone o, per meglio dire, ai pigmenti colorati, era anch esso un processo di Stampa " a spogliamento ", mediante lavàggi in acqua calda, solo che in luogo della gomma arabica utilazzava uno strato di gelatina bicromatata e colorata, che veniva steso sulla carta, esposto e spogliato in acqua, in modo analogo a quello alla gomma. Ma i risultati erano senza dubbio migliori per vivacità di colori e ricchezza di mezzi toni. Esso si prestava inoltre per ollenere delle stampe a colori (mediante selezaone tricromica) con un procedimenlo alquanto complesso che qui sarebbe troppo a lungo spiegare.
Resta il fatto che quella che si può definire “scoperta” dell'intiero corpus di immagini realizzate da Piero Vanni in Valcellina tra il 1911 e il 1912, grazie in particolare alla passione e cultura del nipote, l' Avvocato modenese Giovanni Cavani, assume particolare rilievo per la storia della fotografia del 900 in Friuli Venezia Giulia poiché copre un periodo, quello antecedente la prima guerra mondiale, nel quale non molti lavori di taglio pittorialista erano conosciuti (e la maggior parte, come con Bujatti in primis) risalgono al periodo successivo al 1915 – 1918.

(tratto dal testo di Walter Liva)
Piero Vanni
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Piero Vanni
Fulvio Merlak, Colori, 1984

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