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La Donna in Fotografia in Friuli, 1950 -2010
La Donna in Fotografia in Friuli, 1950 -2010
La Donna in Fotografia in Friuli, 1950 – 2010
Villa Ciani, Lestans
24 luglio – 3 ottobre
ingresso libero
mercoledì-giovedì-venerdì: 16.00-20.00 sabato-domenica: 10.30-12.30/ 16.00-20.00

La mostra presenta immagini tratte dall’archivio fotografico del CRAF, realizzate da autori di chiara fama e rappresentative del profondo cambiamento della donna in quasi settant’anni di storia del Friuli Venezia Giulia, con particolare attenzione alla sottile linea di confine tra vita pubblica e privata strettamente legata alla contemporaneità. Trovano rappresentazione non soltanto la vita privata, o il costume, che limiterebbero le donne alla sfera domestica, ma anche momenti di maggiore protagonismo politico, in cui esse hanno conquistato visibilità pubblica, donne eccezionali, che spesso hanno anticipato, in solitudine e a caro prezzo, comportamenti con il tempo assimilati dalla consuetudine. Nel loro cambiamento, le donne, hanno trasformato la società e i rapporti tra i sessi. Raccontare di storia delle donne significa metterle al centro del nostro immaginario obiettivo fotografico, senza dimenticare però che vivono e si muovono all'interno di reti di relazioni in cui uomini e donne interagiscono reciprocamente. Le donne hanno popolato sin dall'inizio la fotografia. In modo particolare, prima dell'avvento di altri media, come il cinema e la televisione, la fotografia ha svolto un ruolo fondamentale nella costruzione di modelli e stereotipi, rivelandosi uno strumento indispensabile per cogliere i mutamenti della rappresentazione del femminile. Il documento fotografico tende a cristallizzare nella rappresentazione una precisa identità sociale o un mondo di relazioni dove i ruoli sessuali sono rigorosamente definiti, ma ci invita anche a porre un'ulteriore domanda: oltre alla rappresentazione che la foto mette in scena, è rintracciabile una autorappresentazione delle donne ritratte, una loro interpretazione del ruolo assegnatogli? La prima parte della mostra presenta immagini del mondo contadino friulano, nel quale le donne angeli del focolare, partecipavano attivamente al duro lavoro nei campi oltre che alla cura e all’educazione dei figli. Grande testimonianza degli anni ’50, contestualmente all’apparire di un nuovo modello di sviluppo incentrato sulla fabbrica e la produzione di beni di consumo (frigorifero, televisione, lavatrice…e l’automobile), è stata realizzata dal Gruppo Friulano per una Nuova Fotografia (Gianni e Giuliano Borghesan, Italo Zannier, Aldo Beltrame, Toni del Tin, Carlo Bevilacqua, Italo Michieli). Degli anni ’60, accanto alla crescita economica che ha trasformato progressivamente la realtà sociale, la consapevolezza di sé della donna legata alla possibilità di intraprendere un percorso professionale e rendersi economicamente indipendente. Quegli anni sono documentati da fotografi come Aldo Missinato, Tullio Stravisi, Arduino Altran, Sante Trus, Claudio Ernè – che documenterà ampiamente anche i funerali di Pasolini, soffermandosi in particolare sull’immagine della madre e testimonierà il post terremoto in Friuli, sottolineando il valore aggregativo familiare delle figure femminili nelle tendopoli. Dagli anni ’80 emerge prepotente un nuovo modello di vita del Paese: la moda, nuovi valori etici e sociali e una sempre più marcata autonomia femminile, in famiglia e comunità.
Francesca Spanio “parla” di moda, Ulderica Da Pozzo e Aldo Martinuzzi presentano le donne della Regione oramai protagoniste nei vari campi della vita, dal lavoro allo sport, Carlo Innocenti e Massimo Cetin trattano le situazioni di marginalità dei rom a Udine e l’arrivo dei profughi dalla Bosnia a Opicina, mentre Guido Guidi ha ritratto le donne nella quotidianità, diventata anch’essa momento di espressione artistica per i fotografi.
Negli anni sono mutate anche le condizioni lavorative della donna: diversi la fatica, la sofferenza, il modo di pensare, vestirsi, vivere insieme, fare gruppo. Oggi, infatti, si constata quanto il lavoro sia spiccatamente individuale, frenetico e stressante, con un importante impegno psicologico più che fisico. Denis Molinari e Sara Corsini le hanno fotografate in posa, contestualizzate e in quella fiction che è la contemporaneità, e Cesare Genuzio le ha immortalate all’opera nell’Ospedale Burlo Garofalo, mentre Roberta Valerio, fotoreporter formatasi alla scuola del CRAF ed oggi attiva a Parigi , si è dedicata alla figura delle badanti. Un numero sempre più consistente di donne straniere abitano infatti le nostre case per svolgervi quelle mansioni che tradizionalmente erano delegate alle figure femminili della famiglia, in particolare la cura e l’assistenza agli anziani che, il progressivo ingresso delle donne italiane nel mercato del lavoro, l’evoluzione della famiglia, divenuta mononucleare, e l’endemica carenza dell’offerta pubblica di servizi, rischierebbero di lasciare nell’abbandono. L’esperienza di queste donne si trasforma a volte nell’approdo ad una condizione di solitudine e straniamento, che a sua volta si rispecchia nell’altra forma di solitudine quale è – oggettivamente – quella dell’anziano, anello debole delle società occidentali. Il reportage di Roberta Valerio non intende analizzare da un punto di vista sociale o statistico un fenomeno complesso e in continua crescita, ma lo evoca, con pudore e rispetto, attraverso l'esperienza di quattro donne dell’Est che ora lavorano in provincia di Udine.
La Donna in Fotografia in Friuli, 1950 -2010
Fulvio Merlak, Colori, 1984

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Fox Talbot, The Reading Establishment, 1846

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